Qualche settimana fa The Economist ha pubblicato questo articolo che conferma quanto il prof Ferdinando M. Ametrano dice ormai da tempo supportato da dati storici affidabili:
Il rendimento di Bitcoin è scorrelato da quello delle altre asset class
Questo ne fa un ottimo elemento di diversificazione di portafoglio, contribuendo a ridurre il rischio complessivo a parità di rendimento atteso (o, viceversa, ad aumentare il rendimento atteso a parità di rischio complessivo).
L’aspetto importante che non viene troppo sottolineato è che, come sempre, in ambito crypto il rischio non si ferma a quello “di portafoglio”. Con Bitcoin cambia il framework di rischio e occorre considerare l’intero processo di gestione dell’asset e quindi è impossibile ignorare quelli operativi, come ad esempio la custodia di questo crypto asset (di cui invece non ci occupiamo per azioni, obbligazioni, etc.), per cui è sempre bene studiare e informarsi per poi scegliere, in base alle proprie esigenze, se affidarsi a soggetti più esperti (CheckSig) o gestire in autonomia.
Da un punto di vista finanziario, in senso classico, questo è tutto quello di cui possiamo essere certi su questo specifico crypto-asset: su tutto il resto, a partire dalle previsioni di prezzo, dai consigli di trading e simili è impossibile fare previsioni credibili, per cui resta sempre valida quella massima per cui – anche nel contesto di un portafoglio diversificato – non si dovrebbe mai investire più di quanto si è disposti a perdere.
Per diversi motivi (audience, efficacia dell’embed, connessione col lavoro, etc.) ho pubblicato questo post prima su Linkedin, questo post non vuole essere un duplicato ma solo una sorta di archiviazione nel posto giusto :)